Il caffè è ormai una bevanda di uso comune, molto apprezzata in tutto il mondo. Eppure la si può paragonare ad una droga, perché in molti ne sono dipendenti e generalmente si tende ad abusarne. Capita anche alle persone che raramente bevono caffè, di sentire l’esigenza di berne uno. Perchè? Quando sentiamo questa esigenza, vuol dire che il nostro organismo ci sta mandando un segnale: si tratta di una carenza di energia, forse perché la nostra alimentazione non è adeguata o forse perché non dormiamo bene. Curando sonno ed alimentazione, la voglia impellente di caffè diminuirà sensibilmente.
Caffè: la sottile linea di confine fra uso e abuso.
La caffeina attrae davvero tante persone e sono purtroppo in molte a non farne un uso consapevole. Per molti è una necessità: regala attenzione, concentrazione e permette di portare a compimento la giornata, ma la caffeina ha due facce. Di norma il caffè andrebbe preso solo la mattina e non oltre le 14, la sua emivita va dalle sei alle otto ore, ciò significa che possono servire fino ad otto ore per metabolizzarla. L’ideale sarebbe assumere tre o quattro tazzine di caffè al giorno, non di più. E’ vero che gli effetti sono soggettivi, ma è altrettanto vero che sarebbe meglio non superare la dose indicata in ogni caso. Secondo uno studio pubblicato da Oxford University Press, condotto nel 2016, le persone che assumono una grande quantità di caffeina hanno un metabolismo predisposto a smaltirla con efficacia.
Che cosa dice la scienza circa l’abuso di caffeina?
Laura Juliano dell’American University ha condotto uno studio mirato a far luce sull’abuso di caffè e la dipendenza che ne deriva. Secondo i dati raccolti dallo studio, la caffeina darebbe dei veri e propri sintomi di astinenza, se non assunta, rivelando così che verosimilmente si è diventati dipendenti.
In questo senso la caffeina è paragonabile ad una droga, con la differenza che non incrementa i livelli di dopamina, coinvolta nella dipendenze da altre sostanza come alcol, nicotina e altre droghe, ma rende il cervello più sensibile a quella già in circolo.
Cosa scatena la dipendenza? Lo spiega Astrid Nehlig, direttore di ricerca presso il French National Institute of Health and Medical Research, dopo tanti anni di studio dedicato all’argomento: «Si diventa dipendenti dalla caffeina perché ci piace? Perché ci sveglia, ci fa stare bene, ci rende produttivi. Si beve molto spesso in situazioni sociali: ci si incontra, si prende un caffè… è parte di un rituale».
La caffeina infatti si lega ai recettori che di norma ricevono l’adenosina, ovvero sostanza chimica prodotta dall’organismo che induce sonnolenza, causando un “freno” al senso di stanchezza.
Quindi sarebbe meglio non bere caffè?
La caffeina apporta dei benefici, assunta nelle dosi sopra indicate e in caso di soggetti sani senza patologie. Sembra inoltre che, se assunta senza abusarne, ad esempio, si è maggiormente protetti dalle malattie neuro degenerative come l’Alzheimer.
Cos’è la dipendenza da caffeina?
Si tratta di una vera e propria dipendenza psico-fisica e la caffeina è paragonata ad una droga.
Se da un consumo normale, si passa all’abuso ecco che può scattare la dipendenza. La dipendenza si ha quando si sente il bisogno di quantitativi sempre maggiori, si hanno pensieri fissi sulla caffeina e poi si manifestano i sintomi dell’astinenza (emicrania, sonnolenza, crampi, irritabilità, affaticamento, difficoltà di concentrazione, ansia, confusioni, insonnia, aritmia, tremore, nausea) quando non la si assume.
Come si sviluppa il livello di tolleranza?
Quando si è assuefatti, si ha necessità di una dose sempre maggiore di caffeina per ottenere l’effetto ricercato. Secondo alcuni studi, il cervello prova a contrastare l’effetto della caffeina producendo maggiori recettori per l’adenosina, innescando così un circolo vizioso.
Gli effetti della caffeina e le controindicazioni
Ricordiamo che la caffeina va sempre assunta con moderazione, e non andrebbe assunta affatto se si soffre di determinate patologie.
La caffeina, assunta in dosi elevate, essenzialmente può causare:
- ansia, mantiene il cervello in uno stato di allerta e nervosismo;
- aumenta la pressione, perciò non dovrebbe essere assunta da chi soffre di patologie cardiache o ipertensione;
- disturbi gastrici ed intestinali, il caffè irrita le pareti dello stomaco dando luogo a problemi gastrici e può creare fastidi al colon. A digiuno può causare bruciori e acidità di stomaco;
- insonnia, l’effetto collaterale più comune per cui viene a mancare il senso di stanchezza e quindi la necessità del riposo;
- stanchezza, una volta che svanisce l’effetto della caffeina ci si sente più stanchi di prima;
In linea di massima non si dovrebbe assumere caffè se si soffre di:
- ansia e insonnia
- malattie da reflusso gastro esofageo o in presenza di ulcere
- cardiopatie
- ipertensione
Sconsigliato anche in gravidanza.
Quali sono le bevande alternative al caffè?
Si possono assumere ginseng e guaranà, ma sempre con moderazione.
Bere troppo caffè può causare disturbi psichici?
Bere troppo caffè può causare disturbi psichici?
Secondo gli esperti, un sovradosaggio di caffeina può favorire l’insorgenza di disturbi psichici in soggetti predisposti. Il ricercatore Alan Budney svolge frequenti indagini circa l’assunzione di caffeina ed i suoi effetti, ed ha evidenziato che: «La caffeina sempre più sta invadendo la nostra società. C’è abbastanza preoccupazione per non considerare seriamente quest’argomento, anche se è probabilmente uno dei temi più controversi affrontati dal nostro gruppo di lavoro».
Si registra soprattutto un aumento della sindrome del disturbo d’ansia in chi ne abusa.
In particolare, l’American Psychiatric Association ha condotto uno studio su 25 uomini sani: ad un gruppo sono stati somministrati circa 300 mg di caffeina mentre al gruppo di controllo è stato somministrato un placebo. Il primo gruppo presentava un livello doppio di stress rispetto a coloro cui era stato somministrato un placebo.
Sono stati anche riscontrati effetti negativi su chi è affetto da depressione. E’ stato osservato come l’ingestione del caffè porti ad un peggioramento della condizione psicopatologica nel paziente con disturbo dell’umore e depressivi. Sono stati registrati peggioramenti nei casi di depressione post-partum e nei casi di disturbo da attacchi di panico.
Questo articolo nasce con intento divulgativo. Eventuali semplificazioni sono volute al fine di renderlo di più facile lettura e comprensione.