Il periodo del lockdown è stato un lungo periodo di “reclusione” che porterà con se diverse conseguenze, non soltanto in riferimento agli aspetti pratici della vita quotidiana ma anche e soprattutto sul piano psicologico che contribuisce all’aggravarsi delle condizioni di vita dell’individuo, del gruppo e della collettività.
La quarantena, così come è stato chiamato il lockdown qui in Italia, è stato un frangente di vita vissuto in modo differente da ciascun nucleo familiare.
Sebbene per alcuni nuclei questo periodo ha rappresentato un momento unico in cui riscoprire nuovi adattamenti e nuove modalità di vita, per altri, laddove erano già presenti delle criticità, questo periodo ha rappresentato un peggioramento di una situazione già complicata e una simultanea concentrazione di fattori di rischio. In alcuni casi, infatti, il lockdown ha agito da catalizzatore favorendo la disgregazione di rapporti già parzialmente deteriorati.
Così molte famiglie si sono ritrovate più povere di prima, per la perdita del reddito o perché costrette a interrompere la propria attività lavorativa. Molte persone hanno sperimentato un elevato livello di tensione e stress all’interno del proprio ambiente domestico e altri, come il personale sanitario, sono stati sopraffatti dagli impegni lavorativi e dal conseguente rischio di sviluppare la sindrome da burnout.