Weapon focus effect e affidabilità del testimone oculare.

Possiamo fidarci della nostra memoria?

“Ciò che crediamo con tutto il cuore non è necessariamente la verità”  Elizabeth Loftus

Cosa è il weapon focus effect e come può influenzare la memoria di un evento traumatico? Scopriamolo insieme. 

Una delle maggiori preoccupazioni di tutti noi, con il passare degli anni, è quello di perdere la memoria. Lo straordinario archivio di immagini, dettagli, racconti che permette di orientarci nella vita di tutti i giorni. Se perdiamo la memoria perdiamo noi stessi, la nostra identità. 

La memoria è così affidabile? Un ricordo è vero per il semplice fatto che è venuto alla mente?

La memoria è un archivio, una sorta di hard disk, dove viene registrato passivamente tutto ciò che accade oppure gli eventi che si susseguono possono influenzare come e quali informazioni vengono memorizzate?

Johnson e Scott nel lontano 1976 si fecero queste domande e in particolare studiarono, nell’ambito della psicologia forense, come la presenza di un’arma potesse influenzare il ricordo di chi assiste a un crimine.  Questi due ricercatori arruolarono due gruppi di partecipanti in quello che pensavano fosse un classico studio sulla memoria umana. In realtà, dovevano prendere parte a un’interazione simulata per determinare se la presenza di un’arma avesse influenzato la memoria dei testimoni oculari a un evento. Mentre i partecipanti del primo gruppo, esposto alla condizione di controllo, erano seduti in una sala d’attesa  e sentivano una conversazione tra due persone a seguito della quale un uomo  usciva da una stanza con le mani unte e un pennarello, i partecipanti del secondo gruppo, esposto alla condizione sperimentale, seduti allo stesso modo in una sala d’attesa, sentivano una violenta discussione, a seguito della quale dalla stanza usciva un uomo con in mano un coltello insanguinato. I risultati dello studio furono questi: durante il riconoscimento fotografico, i partecipanti alla condizione di controllo erano più propensi a identificare con precisione l’uomo che avevano visto, rispetto ai partecipanti nella condizione sperimentale (49% contro 33% di identificazioni corrette).

Questo studio rappresenta uno dei primissimi e pochi studi di simulazione disponibili a causa delle questioni etiche inerenti l’esposizione dei partecipanti a uno scenario potenzialmente minaccioso. Infatti, è probabilmente per questo motivo che gran parte della ricerca condotta sull’effetto della presenza dell’arma in condizioni drammatiche ha fatto uso di video o presentazioni.  In uno dei primi esperimenti di questo tipo, Elizabeth Loftus, una delle più influenti psicologhe del XX secolo, fece guardare ai partecipanti un video in cui un giovane che si avvicinava al bancone di un fast food,  presentava un oggetto alla cassa, accettava denaro e  andava via. Nella condizione di controllo l’uomo presentava un assegno al cassiere mentre nella condizione sperimentale l’uomo presentava una pistola.

Attraverso delle attrezzature speciali, la psicologa seguì lo sguardo dei partecipanti mentre questi guardavano il video, per determinare con quale frequenza e per quanto tempo egli  fissavano l’oggetto di interesse, cioè l’assegno o la pistola. I risultati mostrarono che, relativamente alla condizione di controllo, i partecipanti della condizione sperimentale avevano guardato l’oggetto che l’uomo teneva in mano più frequentemente e per una durata maggiore. Inoltre, quando ai partecipanti vennero chiesti i dettagli dell’evento, le prestazioni erano migliori per la condizione di controllo rispetto alla condizione sperimentale e con la sola eccezione che i partecipanti della condizione sperimentale erano più propensi a ricordare quale oggetto l’uomo stesse tenendo in mano, nello specifico caso una pistola. 

Quale è il motivo per cui i dettagli dell’evento non vengono ricordati così bene nella condizione sperimentale rispetto a quella di controllo? 

Ci sono diverse ipotesi. Alcuni autori hanno dimostrato un effetto simile all’effetto del focus sull’arma utilizzando oggetti insoliti. Questi risultati sono descritti come “l’ipotesi dell’oggetto insolito”. L’effetto si evidenzia quando un oggetto non si adatta allo schema della situazione.

Weapon focus Effect.  La novità può produrre effetti simili.

Weapon focus effect
La novità può produrre effetti simili sulla memoria.

Infatti, l’attenzione in questo caso è attirata dall’oggetto fuori posto e così chi guarda presta meno attenzione agli altri oggetti presenti nella scena, rendendo più difficile il richiamo alla memoria di quest’ultimi. 

Per esempio, questo effetto è stato osservato a Toronto nel 1997 quando un rapinatore  entrato in un bar, chiese del denaro minacciando di strangolare un’oca che teneva in mano se non avesse ricevuto i soldi.  I clienti erano troppo concentrati sulla stranezza dell’oca nel bar per osservare i dettagli sull’autore della rapina.  Pickel nel 1998,  sostenne  che il focus sull’arma derivava dalla natura insolita dell’oggetto in relazione al contesto in cui era presentato. 

Un’altra ipotesi, supportata anche da Fawcett e i suoi colleghi nel 2013 in una meta-analisi, è quella che si basata sulla legge di Yerkes-Dodson che collega “l’eccitazione alle prestazioni”.

Secondo questa legge, gli stati di eccitazione emotiva possono migliorare le prestazioni ma non all’infinito e più precisamente, superato un certo stato di eccitazione, la stessa ha un impatto negativo sulle funzioni cognitive, come la memoria e l’apprendimento.  Quindi l’alto livello di attivazione emotiva e di stress, al quale è sottoposto un testimone che assiste ad un evento delittuoso con la presenza di un’arma, potrebbe influire negativamente sulla registrazione dei ricordi. 

Già negli anni 50, Easterbrook teorizzava che lo stress causa una riduzione delle risorse mentali, quindi la gamma dei segnali a cui un soggetto può prestare attenzione in situazioni di forte stress è significativamente ridotta. Così, in una situazione pericolosa in cui è presente un’arma, la sopravvivenza diventa l’aspetto prioritario e il cervello indirizzerebbe tutte le risorse verso la fonte del pericolo, trascurando le informazioni periferiche.  Quindi, secondo Easterbrook, ciò spiegherebbe perché il testimone di un evento delittuoso, sottoposto a un enorme stress, ha maggiore memoria dell’arma ma difficoltà a ricordare le altre informazioni. 

Un’altra spiegazione del focus sull’arma è la l’orientamento automatico dell’attenzione. Alcuni studiosi dimostrarono che, se a un soggetto viene chiesto di ignorare uno stimolo specifico, lo stesso non può essere ignorato  quando lo stimolo è un’arma. Questo indicherebbe un comportamento automatico al quale non ci si può sottrarre. 

Pickel, Ross e Truelove nel 2006 hanno deciso di approfondire queste idee e per cercare di  ridurre la concentrazione sulle armi delle persone che assistono a un crimine.

Se il focus sull’arma fosse un processo automatico, l’orientamento dell’attenzione potrebbe essere fuori dal controllo di un testimone oculare. Tuttavia, se l’orientamento  dell’attenzione del testimone non fosse automatico, potrebbe essere possibile insegnare a ignorare la presenza dell’arma.

I ricercatori dimostrarono che, con un addestramento adeguato, è possibile superare il weapon focus effect e di conseguenza la testimonianza di un testimone oculare addestrato diventerebbe più accurata. Questo tipo di addestramento potrebbe essere utilizzato per preparare adeguatamente le persone ad alto rischio di esposizione ad eventi di questo tipo, come, ad esempio, i cassieri dei supermercati, delle banca e tutte quelle persone che per il tipo di lavoro che fanno possono essere più facilmente esposti a tali eventi drammatici. I risultati, tuttavia, sono teorici e dovrebbero essere replicati in situazioni reali per valutarne l’utilità. 

Generalmente è possibile affermare che il testimone e soprattutto la vittima di un crimine subiscono una restrizione del campo visivo durante l’esposizione a un evento drammatico in presenza di un’arma (una pistola, un coltello), per cui questi fanno molta fatica a cogliere i dettagli periferici della scena rispetto alla fonte di pericolo.

Fonti e approfondimenti

Fawcett, Jonathan M.; Russell, Emily J.; Peace, Kristine A.; Christie, John (2013). “Of guns and geese: A meta-analytic review of the ‘weapon focus’ literature”. Psychology, Crime & Law. 19 (1): 35–66. doi:10.1080/1068316X.2011.599325.

Kramer, Thomas; Buckhout, Robert; Eugenio, Paul (1990). “Weapon focus, arousal, and eyewitness memory: Attention must be paid”. Law and Human Behavior. 14 (2): 167–184. doi:10.1007/bf01062971.

Loftus, Elizabeth; Loftus, Geoffrey Russell; Messos, Jane (1987). “Some facts about weapon focus”. Law and Human Behavior. 11 (1): 55–62. doi:10.1007/bf01044839.

Pickel, Kerri (1998). “Unusualness and threat as possible causes of “weapon focus””. Memory. 6 (3): 277–295. doi:10.1080/741942361.

Pickel, Kerri L. (2009). “The weapon focus effect on memory for female versus male perpetrators”. Memory. 17 (6): 664–678. doi:10.1080/09658210903029412

Pickel, Kerri L.; Ross, S. J.; Truelove, Ronald S. (2006). “Do weapons automatically capture attention?”. Applied Cognitive Psychology. 20 (7): 871–893. doi:10.1002/acp.1235.

Pickel, Kerri; Sneyd, Danielle (2018). “The weapon focus effect is weaker with black versus white male perpetrators”. Memory(1 ed.). 26 (1): 29–41. doi:10.1080/09658211.2017.1317814.

Remington, Roger W.; Johnston, James C.; Yantis, Steven (1992). “Involuntary attentional capture by abrupt onsets” (PDF). Perception & Psychophysics. 51 (3): 279–290. doi:10.3758/bf03212254.

Saunders, J. (2009). Memory impairment in the weapon focus effect. Memory & Cognition, 37, 326-335. doi:10.3758/MC.37.3.326

Steblay, Nancy Mehrkens (1992). “A meta-analytic review of the weapon focus effect” (PDF). Law and Human Behavior. 16(4): 413–424. doi:10.1007/bf02352267.

Yantis, Steven; Jonides, John (1996). “Attentional Capture by Abrupt Onsets: New Perceptual Objects or Visual Masking?”(PDF). Journal of Experimental Psychology: Human Perception and Performance. 22 (6): 1505–1513. doi:10.1037/0096-1523.22.6.1505.

Questo articolo nasce con intento divulgativo. Eventuali semplificazioni sono volute al fine di  renderlo di più facile lettura e comprensione.

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