Affrontare l’argomento Alzheimer è sempre molto difficile, sia per la malattia in sé, sia per ciò che comporta, fisicamente e mentalmente, in chi ne soffre. Rimane attualmente molto da scoprire, non si conoscono bene le cause ed è, purtroppo, una condizione irreversibile per cui non esiste una cura. Tuttavia, esistono dei luoghi, come il villaggio di Hogewey, che aiutano le persone che soffrono di questo disturbo a condurre una vita più serena e tranquilla.
Cos’è il morbo di Alzheimer?
Il morbo di Alzheimer è una malattia neurodegenerativa che conduce progressivamente il malato a uno stato di totale dipendenza, creando una situazione molto complessa e difficile anche per la famiglia che lo deve assistere, compromette la memoria, altera le altre funzioni cognitive e influisce sul comportamento della persona. Questo morbo rappresenta la gran parte dei casi di demenza, solitamente i sintomi si manifestano in modo lento e graduale fino a diventare gravi e compromettere le attività quotidiane del malato. Il morbo di Alzheimer viene diagnosticato spesso intorno ai 65 anni di età, anche se esistono, purtroppo, casi precoci, in cui la persona viene colpita prima dei sessant’anni.
E’ una malattia progressiva i cui segni a volte non sono evidenti, i sintomi possono sembrare casuali e trascurabili. Una lieve perdita di memoria viene imputata, ad esempio, allo stress o ai ritmi troppo frenetici ed agli impegni eccessivi.
Che cos’è Hogewey?
In Olanda, a Weesp, è stato fondato un villaggio di nome Hogewey e si tratta di una particolare casa di riposo che si dedica ai pazienti affetti dal morbo di Alzheimer.
La struttura è stata progettata per assomigliare a un quartiere di città, vi sono ventitré case, strade e varie strutture. La particolarità sta proprio nelle case che sono state progettate in base allo stile di vita tipico degli olandesi, in modo che ogni paziente possa sentirsi come a casa propria. In questo modo il paziente viene inserito in un ambiente a lui familiare, in cui può sentirsi a suo agio, inoltre ciascuno può personalizzare la propria casa con foto o oggetti che compensano in qualche modo la memoria del paziente aiutandolo a ricordare.
I pazienti possono muoversi liberamente ma vengono accompagnati per la loro sicurezza.
All’interno della struttura gli stessi svolgono le loro attività quotidiane: fanno la spesa, cucinano, fanno il bucato, vanno al ristorante, al bar, dal parrucchiere, partecipano a spettacoli, laboratori, gite e concerti, inoltre ricevono visite esterne di parenti ed amici.
Il progetto Hogewey nasce da un’idea di Yvonne van Amerongen che nel 1992 inizia a valutare, con i dirigenti di una casa di riposo, un progetto innovativo in cui si “normalizza” la vita del paziente in modo da rendere più sopportabile e vivibile la sua malattia.
Hogewey conta 152 residenti, assistiti da 250 addetti, tra i quali medici e infermieri, ospitati in 23 case progettate in base al vissuto personale. Il personale non offre solo assistenza ma impersona impiegati, clienti di bar e supermercati.
Esistono altre strutture simili al villaggio di Hogewey?
Sono stati fatti dei tentativi in Inghilterra e in Canada, in particolare in Italia, a Monza, con Il Paese Ritrovato e a Roma con il Villaggio Emanuele, entrambi costruiti sul modello olandese di Hogewey. I villaggi hanno riscontrato molto successo ricevendo molte richieste.
Il Paese ritrovato ha visto i lavori iniziare nell’ottobre 2016: si tratta di un quartiere in prossimità della RSA Centro Geriatrico Polifunzionale San Pietro. Al suo interno vi sono: una piazza, una cappella, una grande sala per gli eventi, un bar, un parrucchiere, un minimarket, oltre ad alcuni appartamenti per gli anziani residenti.
Il Villaggio Emanuele sorge a Roma ed è stato fortemente voluto fin dal 2012 dal Prof. Avv. Emmanuele Francesco Maria Emanuele, a cui è intitolato. La struttura accoglie pazienti affetti dall’Alzheimer e cerca di ricreare le loro condizioni normali di vita, all’interno vi sono quattordici case-famiglia, ciascuna per sei persone. Ogni abitazione è stata creata secondo diversi stili di vita: culturale, cosmopolita, creativo, tradizionale-conservatore, urbano-sociale. Si trovano inoltre un salone di bellezza, una sala per la riabilitazione, una sala per la musica e una sala per la terapia occupazionale.
Alzheimer come si manifesta?
I sintomi dell’Alzheimer sono insidiosi, insorgono lentamente e son difficili da cogliere subito.
Riuscire a riconoscere la demenza in fase preclinica, cioè prima che i segni della malattia si rendano evidenti, può permettere di rallentarne i decorso.
Uno dei sintomi più comuni è la difficoltà nel ricordare informazioni apprese recentemente, proprio perché i primi cambiamenti nel cervello, causati dal morbo, si verificano nell’area deputata alla memoria. La persona affetta dal morbo inizia a dimenticare date, orari, necessita di un sempre maggiore ausilio di agende e post it.
Un altro sintomo associato alla malattia è il disorientamento, la persona non è più in grado di ricordare il tragitto per arrivare a casa, non riconosce l’abitazione o i luoghi che fino a poco tempo prima le erano familiari. Successivamente compaiono disturbi dell’umore e del comportamento, confusione, anche a livello della percezione del tempo e una significativa perdita della memoria.
Si possono verificare fra i sintomi anche difficoltà di lettura, difficoltà con il calcolo, problemi nell’articolare le parole, nel trovare o riconoscere i propri oggetti.
Il morbo di Alzheimer è ereditario?
E’ una domanda molto frequente, soprattutto per chi in casa ha avuto parenti che ne hanno sofferto. In realtà aver avuto parenti affetti dal morbo non significa che ci si ammalerà necessariamente di Alzheimer che di norma non è ereditario. Si tratta di una malattia molto comune negli anziani e può essere aggravata o rallentata dallo stile di vita. Uno stile di vita povero di stimoli, di hobby e di interessi, porta a un minore uso del cervello e ad uno sviluppo minore di riserva cognitiva, che consente di resistere maggiormente ai danni causati dalla neurodegenerazione.
Esiste un esame per capire se si è predisposti verso l’Alzheimer? Purtroppo ancora non esiste. Ci sono test che possono verificare se si posseggono determinati geni che sembrano essere implicati con la comparsa del morbo, ma di fatto non danno alcuna certezza sulla futura possibilità di ammalarsi o meno.
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Questo articolo nasce con intento divulgativo. Eventuali semplificazioni sono volute al fine di renderlo di più facile lettura e comprensione.